La parola che ho scelto è AUTISTA



Alguém reparou que o blog agora está de cara nova? Isso significa que o relato da minha viagem ao Reino Unido acabou, mas que nem por isso o blog será abandonado. Em breve cenas dos próximos capítulos! Até lá continuarei postando notícias e outras coisas relacionadas a viagens e, especialmente, aos meus destinos.

Sobre o título

O texto a seguir foi escrito por mim no dia 06 de junho de 2012. Ele surgiu em uma das minhas aulas de italiano na qual a professora nos apresentou um programa que passa na TV italiana chamado Quello che (non) ho - algo como "aquilo que (não) tenho" - no qual cada convidado escolhe uma palavra que tenha um significado pra si. A partir dessa palavra a pessoa conta o porquê de tê-la escolhido, ou a história que tem por trás dela, as lembranças que a palavra traz etc.

No link a seguir, por exemplo, vocês podem conferir a iraniana Lilia Azam Zanganeh que fala sobre a palavra bacio - beijo. (Sem legenda)
http://www.youtube.com/watch?v=6OOPTaAVlGk

Enfim, sem mais delongas, nos foi proposto que fízéssemos um texto semelhante e a palavra que escolhi foi autista - motorista - e baseei meu relato em uma experiência que vivi no supermercado em Bristol com a Chantal (e por isso estou postando o texto!). Vou colocar o texto original, sem tradução porque quando tentei traduzir achei que não ficou bom... 


La parola che ho scelto è AUTISTA


Nel 2011, sono andata in Inghilterra per fare un corso d’Inglese. Ho conosciuto delle persone di tutto il mondo e in una delle mie classi c’era un ragazzo arabo. Era il primo ragazzo arabo che conoscevo e questo mi è sembrato interessante, dato che volevo conoscere il massimo di culture possibile e sapevo che la sua cultura era molto diversa dalla mia. Un giorno sono andata con  Chantal, la mia amica olandese, al supermercato a abbiamo trovato questo ragazzo. Abbiamo cominciato a parlare e, in un certo momento, lui ci ha detto che sua madre aveva un autista. Al primo momento mi era sembrato normale, ma la mia amica si è spaventata perchè, secondo lei, nei Paesi Bassi solo persone molto ricche hanno degli autisti. Il ragazzo le ha risposto che sua madre doveva avere un autista perchè è una donna e quindi non può guidare. Ci ha guardato ridendo e ha detto “È ovvio!” La prima cosa che mi è venuta in mente è stata la frase “non è ovvio!”

           Oggigiorno si dice che uomini e donne sono uguali. Secondo me non è vero. Le donne sono più sensibili, mentre gli uomini sono più logici. Le donne aspettano i loro bambini per nove mesi, quindi è naturale che il rapporto tra loro sia diverso da quello con il padre. Uomini e donne pensano in modo diverso, hanno conflitti diversi e, anche il loro corpo è diverso. Ma, secondo me, essere diversi non significa esse migliore o peggiore, neanche avere diritti diversi. Non capisco perché in alcuni paesi solo gli uomini possono guidare o lavorare. Non capisco perchè in certi posti le donne non possono guardare gli uomini in faccia o perchè devono guadagnare meno di loro quando fanno lo stesso lavoro. Qualcuno può dire che la cultura è così, che le tradizioni nessuno cambia. Ma, se il mondo cambia, se si cambiano le tecnologie, se è sempre più facile scambiare informazioni, andare da una parte all’altra, conoscere persone che vivono ovunque,   perchè non aprire la mente a idee nuove, a pensieri nuovi e a nuove tradizioni? È difficile agli uomini che sono sempre stati visti come superiori in alcune società lasciare il loro orgoglio per capire che essere diverso non significa essere migliore. Cosa possiamo fare per cambiare questo? Sinceramente, non lo so. Forse pensare a tutt'una cultura sia un po' troppo, ma se ognuno comincia con sè stesso, forse arriveremo da qualche parte.


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